L'ora del tè

Cosa succede quando le luci scintillanti di Hollywood nascondono un lato oscuro fatto di manipolazione, segreti e vendetta? Oggi ti porterò dietro le quinte di un presunto piano che sembra uscito direttamente da un thriller psicologico.

Immaginate questo: Un autobus si ferma nel cuore della notte. Non si sente altro che il rumore di passi rapidi e un mormorio soffocato. Uomini e donne vengono strappati dalle strade, caricati su camion, senza sapere dove stanno andando. Quando si risvegliano, non sono più persone, ma numeri. Devono lavorare, obbedire, sopravvivere. E chi non riesce… scompare.

È difficile immaginare che uno degli attori più iconici di Hollywood, con il suo volto segnato e il carisma unico, abbia trascorso una parte della sua vita dietro le sbarre. Ma per Danny Trejo, il passato criminale non è stato la fine della strada, bensì l'inizio di un'incredibile storia di redenzione e trasformazione.

Negli ultimi anni, Los Angeles e la California meridionale sono state teatro di incendi sempre più devastanti. La combinazione di siccità prolungata, temperature elevate e venti forti ha trasformato vaste aree in polveriere pronte ad esplodere al minimo innesco.

Emerge un’ombra inquietante su uno dei personaggi più potenti e celebrati dell’industria musicale: il documentario di Peacock, "Diddy: The Making of a Bad Boy", squarcia il velo su un mondo fatto di lussi sfrenati, feste proibite e segreti oscuri.

Dietro ogni grande successo c’è una storia di radici, di sacrifici e di sogni. Oggi parliamo di quegli attori italo-americani che, partendo da famiglie di immigrati, hanno trasformato la loro eredità culturale in un’arma vincente per conquistare Hollywood."

Cosa c’è dietro ai vestiti a prezzi stracciati che compriamo online? Oggi parliamo di Shein e Temu, due giganti della moda e del commercio digitale al centro di un’indagine del Parlamento britannico.

Immaginate di essere il regista di un film che avete amato e curato per anni, solo per scoprire che qualcuno che credevate fosse dalla vostra parte sta cercando di prendere il controllo totale della vostra opera.

Neil Gaiman, celebre narratore di storie oscure e visionarie, si trova ora al centro di un incubo che supera ogni trama immaginata nelle sue opere. Otto donne, tra cui la sua ex babysitter, hanno avanzato accuse sconvolgenti per pratiche non consensuali. La figura pubblica ammirata per la sua capacità di dare vita a universi straordinari è ora circondata da un'ombra pesante, mentre le accuse scuotono non solo il mondo letterario, ma anche il cuore dei suoi fan. Tra negazioni, dichiarazioni di pentimento e carriere sospese, la realtà sembra mescolarsi con un racconto disturbante in cui l’autore è il protagonista di un capitolo che nessuno avrebbe mai voluto leggere.

Immaginate di essere il regista di un film che avete amato e curato per anni, solo per scoprire che qualcuno che credevate fosse dalla vostra parte sta cercando di prendere il controllo totale della vostra opera. Ora, immaginate che quella stessa persona non solo cambi la vostra visione, ma vi costringa a guardare mentre il vostro sogno prende una piega che non avreste mai voluto. Questa è la storia di Justin Baldoni, il regista che ha dovuto affrontare l'incubo di vedere la sua versione di un film spazzata via dalla volontà di una collega che ha preso in mano la situazione, anche a costo di distruggere la sua carriera. Ma la sua risposta? Quello che è successo dietro le quinte è più oscuro di quanto immaginiate, e il suo silenzio nasconde una verità che potrebbe rovesciare tutto.

C'è stato un tempo in cui Hollywood aveva un volto: quello di Haley Joel Osment. Con il suo sguardo innocente e la sua straordinaria capacità di emozionare, ha conquistato il mondo con ruoli indimenticabili come il piccolo Cole Sear in Il Sesto Senso e il robot-bambino di A.I. Intelligenza Artificiale. Ma come si passa dall’essere una delle baby star più iconiche della storia del cinema a una presenza quasi invisibile nella Hollywood di oggi?

Immagina di affidarti a qualcuno che dovrebbe aiutarti, qualcuno che dovrebbe guidarti fuori dall’oscurità. Ora immagina che quella stessa persona, lentamente, subdolamente, inizi a prendere possesso della tua vita. Non con la forza, non con minacce, ma con parole dolci, consigli apparentemente saggi, gesti di apparente premura. Finché un giorno ti svegli e non sei più il padrone della tua casa, del tuo denaro, della tua stessa esistenza. Sei diventato solo un’ombra, mentre il tuo terapeuta, il tuo confidente, l’uomo di cui ti fidavi ciecamente, è ormai il re del tuo regno.

Negli anni 2000, Girls Gone Wild era ovunque. Pubblicità notturne in TV, DVD venduti a milioni, feste esclusive con celebrità e il sogno di ogni ragazzo dell’epoca: un mondo sfrenato di ragazze giovani, alc00l e sp0gliarelli improvvisati. Sembrava solo un gioco, un fenomeno di puro intrattenimento.

Immaginate di essere malati. Davvero malati. Vi dicono che avete pochi mesi di vita, che non c’è speranza. Ma poi scoprite una storia straordinaria: una giovane donna ha sconfitto un cancro terminale senza chemio, senza farmaci. Solo con il cibo giusto e uno stile di vita sano.

Immagina un mondo dove la realtà si piega all'ironia e il confine tra sacro e profano scompare. Benvenuti nell'universo di Tommy Cash, l'artista che incarna la ribellione post-sovietica e la trasgressione contemporanea.

In Corea del Sud, il successo è un'illusione dorata. Brilla forte, ti attira, ma brucia chiunque osi cadere." Kim Sae Ron aveva tutto: talento, fama, una carriera iniziata da bambina. Ma in un mondo dove la perfezione non è un'opzione, bensì un obbligo, un solo errore è bastato per trasformare la sua vita in un incubo. La società coreana è un gioco crudele. Ti costruisce, ti mette su un piedistallo, e quando sbagli... ti distrugge senza pietà. Nessuna redenzione. Nessuna seconda possibilità.

Era una fredda mattina di dicembre quando Brian Thompson, uno degli uomini più potenti d’America, fu ass**sinato a sangue freddo. Il suo corpo venne ritrovato in una strada di New York, e accanto a lui solo il silenzio assordante della notte. Ma questo non era un omicidio qualunque: dietro a quel delitto si nascondeva un nome che avrebbe scosso l’intero Paese… Luigi Mangione.

Bellezza, lusso, successo. Il sogno di migliaia di ragazze che desiderano sfondare nel mondo della moda. Ma dietro le luci della passerella si nasconde un'ombra inquietante: una rete di sfrutt*mento e ab*si, orchestrata da uomini potenti che hanno trasformato l’industria della moda in un mercato oscuro. Tra questi, Jean-Luc Brunel, un nome che per anni ha rappresentato il trampolino di lancio per aspiranti modelle, ma che in realtà nascondeva una realtà ben più sinistra.

Ci sono volti che segnano un'intera generazione, e quello di Michelle Trachtenberg è sicuramente uno di questi. Per alcuni sarà sempre Dawn Summers, la sorella di Buffy l’Ammazzavampiri, per altri sarà l’iconica Georgina Sparks di Gossip Girl. E poi c’è chi la ricorda ancora come la piccola Harriet in Harriet lo spione, il film che ha fatto sognare tanti ragazzi degli anni ‘90.

La m0rte di Gene Hackman e Betsy Arakawa ha scosso Hollywood e il mondo intero. Inizialmente si pensava a una fuga di gas, poi si è parlato di 0m1cidi0, eredità contesa e persino di società segrete. E mentre sul web si moltiplicavano teorie sempre più assurde, la verità è emersa grazie ai risultati delle autopsie.

Alexander Westwood. Un volto apparentemente innocuo. Un giovane attore apparso in una delle serie Netflix più seguite degli ultimi anni, Sex Education. Un nome che fino a poco tempo fa significava poco per il grande pubblico. Ma oggi è sinonimo di qualcosa di molto più oscuro." Westwood è stato arrestato e condannato a 15 anni di prigione per oltre 25 crimini. Ma la realtà è ancora più inquietante: si stima che le sue vittime possano essere molte di più, e che i reati commessi arrivino fino a 77.

Un uomo solo, intrappolato nella sua stessa casa. Una leggenda del calcio mondiale, ridotta a vivere in condizioni disum4ne. Nessuna attrezzatura medica adeguata, nessun monitoraggio costante. Solo un letto, un bagno chimico e il lento scorrere del tempo verso un finale già scritto. Diego Armando Maradona è m0rt0 il 25 novembre 2020. Ma è stata davvero solo una morte naturale? Le immagini del suo c0rp0 gonfio e trascurato, mostrate in tribunale, hanno scioccato il mondo. Sette membri del suo team medico sono sotto accusa per 0mic1di0 con dolo eventuale.

C’è un angolo di Hollywood che non cambia mai. Un luogo nascosto dietro il caos dei festival, dietro le interviste patinate, dietro i red carpet. Lì, mentre tutti rincorrono l’ultima moda, il prossimo premio, la nuova identità da costruire… c’è un uomo che fa sempre la stessa cosa. Con le stesse persone. Negli stessi luoghi. Da oltre trent’anni. Non lo troverai nelle classifiche dei film più belli. Né tra i vincitori degli Oscar. Eppure, è ovunque. I suoi film macinano milioni. La sua faccia è familiare come quella di un parente. E il suo nome è diventato sinonimo di qualcosa che nessuno riesce a definire bene. C’è chi lo chiama pigro. C’è chi lo chiama geniale. Ma la verità è molto più strana di così. Perché Adam Sandler non ha mai giocato secondo le regole di Hollywood. Ha costruito un impero… ridendo.

America’s Next Top Model (ANTM) è un reality show creato e condotto da Tyra Banks, partito nel 2003. L’obiettivo? Trovare la prossima supermodella americana… o almeno intrattenere il pubblico con lacrime, drammi e trasformazioni disastrose. Le concorrenti (spesso tra i 18 e i 27 anni) vivevano insieme in una casa, in stile grande fratello. Ogni settimana affrontavano delle sfide (challenge) e un servizio fotografico. Alla fine dell’episodio, Tyra consegnava le foto e decideva chi restava… e chi veniva eliminata. L’ultima rimasta vinceva un contratto con un’agenzia di moda, un servizio su una rivista e altre partnership. Il programma, rivisto con l'occhio di oggi, è stato criticato per le sue dinamiche tipiche degli anni 2000 ma che, con la consapevolezza di oggi, ci risultano sbagliate.

C’era una volta una ragazza bellissima, con il cuore spezzato e il rossetto sbavato. Dicevano fosse triste per moda. Troppo vintage per essere vera. Troppo bella per soffrire davvero. Ma lei continuava a cantare. Di motel abbandonati, di amori che ti fanno a pezzi, di stelle che esplodono mentre fingi di sorridere. In un mondo che ti chiede di essere forte, lei sussurrava debolezza. In un’epoca in cui devi correre, lei restava ferma. Immobile. Bellissima. Dannata. Questa è la storia di Lana Del Rey.

Bryan Cranston è uno degli attori più sorprendenti della sua generazione. In molti lo ricordano come Hal, il padre buffo e fuori di testa di Malcolm in the Middle. Ma pochi si sarebbero aspettati che quello stesso attore potesse trasformarsi in Walter White, il protagonista di Breaking Bad, uno dei personaggi più spietati e iconici della storia della televisione.

Pedro Pascal ci ha fatto piangere in The Last of Us, ci ha fatto ridere con Nicolas Cage, ci ha protetti sotto un elmo in The Mandalorian… e nel frattempo è diventato il daddy di Internet. Ma prima di tutto questo, ha vissuto una fuga dal Cile, una gavetta infinita, e una perdita che gli ha cambiato la vita. Oggi parliamo della sua storia, perché Pedro non è uno di quelli che ce l’ha fatta a vent’anni. è stato scoperto quasi per caso e la sua ascesa all’olimpo sembra inarrestabile.

Un ragazzo solo, in una stanza d’albergo.Una notte qualunque, in una città lontana da casa.Poi, il silenzio.E un c0rp0 sul marciapiede. Lui era Liam Pain, ex membro degli One Direction.Ma quella notte non c’era nessun palco, nessuna folla, nessun applauso.Solo un balcone. E il vuoto. Cinque persone coinvolte.Due ancora in carcere.Un telefono mai sbloccato.E una domanda che continua a far rumore, anche mesi dopo: “Chi doveva proteggerlo?” Perché Liam non è morto sul colpo.È morto un po’ alla volta, in mezzo all’indifferenza, alle omissioni, alle responsabilità spezzate a metà. E forse, tra tutto questo, c’è qualcuno che sapeva.

“Sembra una vecchia.” Questo è uno dei commenti più gettonati sotto le foto di Millie Bobby Brown.Una ragazza di ventun anni, che da quando ne ha undici lavora nel mondo dello spettacolo, che ha fatto una delle interpretazioni più intense della sua generazione, che ha costruito un brand, prodotto film e creato una casa per animali salvati.Ma no.Il problema, a quanto pare, è che non si veste più come Eleven. Ma forse il vero problema… siamo noi.Perché quello che sta succedendo a Millie non è nuovo.È una storia che abbiamo già visto mille volte, ma che continuiamo a raccontare come se fosse la prima. E allora oggi parliamo di lei, sì. Ma anche — e soprattutto — di noi.Di come guardiamo le donne.Di come trattiamo le baby star.E di quanto ci spaventi vedere qualcuno che cresce sotto i nostri occhi, quando noi siamo fermi.

C’è qualcosa di strano nel modo in cui ricordiamo Megan Fox.Tutti hanno un’immagine precisa: la macchina, il cofano, il corpo lucido.Un’inquadratura. Uno sguardo. Un oggetto. Ma quasi nessuno ricorda cosa diceva.O se parlava, davvero.Come se, nel momento in cui è diventata visibile per tutti… fosse sparita per sé stessa. Per anni è stata ovunque, eppure nessuno la ascoltava.Per anni è stata la donna più desiderata del pianeta, eppure si sentiva invisibile. Questa non è una storia di successo.È una storia di silenzi. Di gabbie dorate. Di un corpo usato come biglietto da visita… e di una mente che gridava sottovoce. Questa è la storia di Megan Fox.E di come, quando ha finalmente provato a raccontarsi, le hanno tolto la voce.

C'è una bambina che ride davanti a una telecamera. È seduta nella sua cameretta, piena di peluche, con le pareti rosa e un sorriso perfetto. Fa uno sketch divertente, racconta cosa ha mangiato a colazione, balla su una canzoncina virale. Sotto quel video, 80.000 like. E tra i commenti, uno dice: ‘Sei bellissima, amore mio, vorrei essere lì con te’. La bambina ha otto anni. Quell’uomo, no. Oggi parliamo di questo. Di bambini che sono diventati prodotti. Di genitori che gestiscono brand costruiti sulla vita dei propri figli. Di un’industria che sembra innocua, colorata, piena di glitter... ma che sotto sotto ha lo stesso odore stantio dell’Hollywood degli anni '90. Solo che stavolta non c’è un set, non c’è un copione. C’è casa. E una telecamera accesa. Sempre. Oggi parliamo dell'industria dei KID INFLUENCER.

Il 28 aprile 2025 la Spagna si è spenta. Letteralmente. In questo video vi racconto cosa è successo davvero durante il blackout totale che ha colpito la penisola iberica: milioni di persone senza luce, telefoni muti, supermercati chiusi, ospedali in emergenza. Ho vissuto in prima persona quelle ore di caos: la corsa al contante, la rete che si spegne, la paura silenziosa che cresce quando ti rendi conto che tutto ciò che diamo per scontato… può sparire in un attimo. Parliamo anche di: Le possibili cause del blackout Il ruolo delle energie rinnovabili e degli inverter Le falle nella rete elettrica europea Le morti registrate durante l’evento e i rischi reali per tutti noi

In questi 4 capitoli speciali ripercorriamo chi è Sean Combs, noto anche come Puff Daddy e Diddy e tutto quello che è successo. Sean Combs ha avuto molti nomi. Puff Daddy. P. Diddy. Diddy. Ma dietro quei nomi c’è un solo uomo… e una sola verità, che in pochi conoscono davvero.

Questa è la storia di una ragazza che a 28 anni ha imbrogliato la banca più potente d’America. Ha venduto una startup praticamente finta per 175 milioni di dollari, con dati inventati, email false e un file Excel truccato fatto da un professore di informatica pagato in nero. No, non è una serie Netflix, anche se potrebbe diventarlo. È la storia di Charlie Javice, soprannominata l’Elizabeth Holmes della Gen Z: brillante, super convincente, e convinta che basti raccontare bene una bugia per trasformarla in verità. Spoiler: non basta. In questo video ripercorriamo la sua parabola perfetta:da prodigio delle startup sociali a truffatrice milionaria condannata per frode. E vi assicuro che più si va avanti… più la storia diventa surreale.

Quando pensi a Steve Carell, probabilmente ti viene in mente Michael Scott. L’uomo che ha trasformato un ufficio grigio in uno dei posti più assurdi — e teneri — della TV. Quello dei “That’s what she said”. Dei cringe party. Delle riunioni che degenerano in caos totale. Ma Carell non è solo il re della commedia imbarazzante. È anche un ex postino, un ex cameriere, un uomo che sognava di diventare avvocato e invece è finito a farsi strappare i peli del petto in diretta mondiale. È uno di quegli attori che non hanno mai avuto bisogno di fare troppo rumore per farsi notare. Eppure a un certo punto, mentre tutti ridevano… ha smesso di far ridere. E ci ha colpiti con ruoli drammatici che nessuno si aspettava. Oggi raccontiamo la parabola silenziosa ma potentissima di un uomo che sa far ridere con una battuta, e commuovere con un silenzio. Questo è Steve Carell.

Aveva solo ventun anni. Si chiamava Rebecca Schaeffer. E stava per cambiare il volto di Hollywood. Ma non come avrebbe voluto. Era un giorno come un altro. Una mattina qualunque a Los Angeles. Rebecca aspettava un copione. Un’audizione importante. Il sogno di una carriera che stava appena sbocciando. Quando bussarono alla porta, pensò fosse il corriere. Ma dall’altra parte non c’era un’opportunità. C’era la fine.

In questo video analizziamo le prime due settimane del processo federale contro Sean "Diddy" Combs, partendo dalle strategie dell'accusa e della difesa fino alle testimonianze più importanti, con un focus particolare su quella di Cassie Ventura. Parleremo di: - Le accuse a carico di Combs e cosa rischia davvero - La testimonianza di Cassie: controllo, traumi e dinamiche tossiche - I messaggi mostrati in aula e cosa possono significare per la giuria - Il ruolo dello staff, gli eventi privati discussi in aula e i materiali sequestrati - I punti su cui la difesa sta cercando di fare leva per ridimensionare il caso Lo facciamo non in ordine cronologico, ma seguendo un filo logico: capire cosa sta realmente cercando di dimostrare ogni parte, e come. Questo è solo l’inizio. Ogni martedì, un nuovo riassunto sul processo a Sean Diddy Combs ancora in corso.

C’è stato un momento, tra la fine degli anni ’90 e l’inizio dei 2000, in cui sembrava che Ben Stiller fosse ovunque. Era l’uomo con la zip incastrata nei pantaloni. Quello che rompeva l’urna della suocera. Che cercava disperatamente di piacere ai genitori della fidanzata… e falliva. Sempre. Con grazia. Per anni, Hollywood l’ha venduto come il “tipo goffo”, lo sfigato adorabile, il punching ball della commedia americana. Ma se guardi più da vicino, ti accorgi che non era solo quello. Anzi, forse non era quello per niente. Ben Stiller è uno che è cresciuto in mezzo ai riflettori, ma ha passato la vita a cercare uno spazio dove potesse raccontare il mondo a modo suo.

Siamo ufficialmente entrati nella terza settimana del processo a Sean Combs, e se nelle prime due l’accusa ha gettato le fondamenta, adesso iniziamo a vedere come quei tasselli si incastrano. I testimoni diventano più tecnici, le prove più materiali, e l’obiettivo sempre più chiaro:dimostrare che non si tratta solo di episodi di violenza o eccessi da celebrità, ma di un sistema strutturato, organizzato e ripetuto nel tempo. Entrano in aula agenti federali, ex collaboratori e nuove testimonianze che puntano dritto al cuore dell’impianto accusatorio:coercizione, intimidazione, abuso di potere, traffico di dr0g e controllo totale — sia sullo staff che sulle presunte vittime. E attenzione: è proprio ora che la narrazione si sposta dal rapporto personale tra Combs e Cassie… a qualcosa di molto più grande.

Gérard Depardieu è uno degli attori più noti del cinema francese. Un volto iconico, protagonista di decine di film, e per anni considerato un simbolo nazionale. Negli ultimi tempi, però, il suo nome è finito al centro di una vicenda giudiziaria molto seria. Il 13 maggio 2025, Depardieu è stato condannato per aggressione sessuale a seguito di un processo che ha raccolto l’attenzione dell’opinione pubblica francese e internazionale. Secondo il movimento #MeToo francese, questa condanna rappresenta una vittoria significativa nella lotta contro le violenze sessuali nel mondo dello spettacolo. D’altra parte, la difesa di Depardieu ha sostenuto che l’attore sia vittima di un complotto mediatico e giudiziario, definendo le accuse come false e infondate. Quale sarà la verità?

L’accusa continua a costruire il proprio impianto basato sul RICO Act, dimostrando che le vi0l*nze, i ric*tti e i casi di sfruttamento s**suale non erano episodi isolati, ma parte di un sistema organizzato. Tra le testimonianze più forti, quella di un’ex assistente che racconta episodi inquietanti di abus0 fisico e psicologico, il controllo assoluto sullo staff e la gestione tossica della vita privata e lavorativa di Cassie Ventura. Scopriremo: – Episodi di presunta vi0lenza e coercizione. – Il silenzio forzato imposto allo staff con minacce dirette. – Come alcune dinamiche sembrano rientrare in uno schema da associazione criminale. – Il ruolo centrale del potere economico e del controllo come strumenti di dominio. – Testimonianze dirette che parlano di paure concrete, traumi e minacce di distruzione personale e professionale.

In questo video non ricostruiremo il caso di Garlasco dal punto di vista investigativo o giornalistico. Non parleremo dei retroscena familiari, delle ipotesi di movente, né delle teorie alternative. Oggi ci concentriamo esclusivamente sulla vicenda giudiziaria. Perché? Perché il caso è stato riaperto. E allora ci siamo chiesti: Come siamo arrivati alla condanna definitiva di Alberto Stasi? Cosa dicevano le sentenze che lo avevano assolto? Cosa è cambiato nel secondo processo d’appello? E quali sono oggi gli elementi che hanno spinto la difesa a chiedere la revisione del processo? In questo video ripercorriamo il caso Garlasco processo per processo, partendo dall’assoluzione del 2011 fino alla condanna definitiva del 2015. Tutto ciò che diremo è basato esclusivamente sulle carte processuali.

Sembrava una valanga inarrestabile: settimana dopo settimana, testimoni, denunce, racconti scioccanti, tutte contro Sean Diddy Combs. Ma questa volta, qualcosa è cambiato. La difesa di Puff Daddy ha alzato la testa. Ha attaccato. Ha scavato nelle contraddizioni, ha mostrato foto, messaggi, silenzi. E ha iniziato a fare quello che sa fare meglio: instillare il dubbio. Testimoni chiave, ritenuti fino a ieri inattaccabili, oggi vacillano. Le loro parole messe in discussione, le loro intenzioni smascherate – almeno secondo la strategia di Combs. È la settimana in cui la storia ha smesso di essere scritta solo dall’accusa. Ma basterà per cambiare le sorti di questo processo? O siamo semplicemente nella quiete prima dell’ultima tempesta?

La scorsa settimana abbiamo visto perché Alberto Stasi fu assolto. Le incongruenze, i comportamenti strani, le tracce mai trovate erano state interpretate come esitazioni emotive. Ma qualcosa è cambiato. Oggi entriamo nel secondo capitolo del processo per l’omicidio di Chiara Poggi: quello che ha portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi a 16 anni di carcere. Cos’è cambiato tra l’assoluzione e la condanna? Perché la Cassazione ha ritenuto Stasi colpevole, pur senza un movente chiaro e senza prove dirette? In questo video analizziamo la sentenza della Cassazione, voce per voce. Ricostruiamo i ragionamenti della Corte, mettiamo in fila gli indizi, e vediamo perché, secondo la giustizia italiana, Alberto Stasi ha ucc**o Chiara Poggi.

“Sembrava la testimone perfetta.” Una donna giovane, innamorata, manipolata. Una relazione tossica diventata una spirale di s3ss0, potere e soldi. L’accusa la presenta come una pedina, una vittima dentro un sistema di tr*ffic0 s3ssual4. Ma la difesa ribalta il tavolo. E se non fosse così semplice? E se quelle notti in hotel fossero state consensuali? E se i soldi, i regali, l’affitto pagato, fossero stati parte di un accordo tra adulti consenzienti? Jane racconta una storia piena di incubi: dr0ghe, vi0l*nza, ricatti, s3ss0 estremo. Ma poi scrive “ti amo”, vola da lui, accetta i soldi. Traffic0 o transazione? Abus0 o relazione malata? Questa settimana, il processo contro Sean Combs entra nella sua fase più torbida. E quello che sembrava certo, improvvisamente, non lo è più.

Il 13 maggio 2025, Valeria Márquez viene uccisa a colpi di pistola mentre è in diretta su TikTok, nel suo salone di bellezza di cui era proprietaria e in cui lavorava. Il video viene interrotto pochi secondi dopo gli sp_ri, ma non basta: in rete, iniziano a circolare spezzoni, commenti, teorie. In pochi giorni, il suo nome diventa virale. Aveva 23 anni. Era una ragazza che faceva live su tiktok. Quel giorno era agitata. Qualcosa non tornava. Un pacco sospetto, un corriere strano, una frase buttata lì — “me van a m4tar” — detta con un mezzo sorriso che, riascoltata ora, fa gelare il sangue.

C'è un totale cambio di prospettiva nel processo a Sean Diddy Combs. In questo video ricostruiamo quanto accaduto durante la settima settimana del processo federale contro Sean Combs, accusato di associazione a delinquere secondo il RICO Act.

Hai presente quando pensi che sia tutto finito? Che finalmente giustizia è stata fatta, e che chi ha abusato del proprio potere dovrà pagare? Bene. Dimenticalo. Perché nel caso di Harvey Weinstein, anche quando arriva una condanna, qualcosa si inceppa. Nel 2020 viene condannato a 23 anni di carcere. Nel 2022 arriva una seconda condanna, stavolta a Los Angeles: altri 16 anni. Sembra chiaro, no? Il predatore di Hollywood è finito. E invece no. Nel 2024, la Corte d’Appello di New York annulla tutto. Il processo? Da rifare. Perché secondo i giudici, alcune testimonianze non dovevano essere ascoltate. Perché – testuali parole – “la giuria si è fatta influenzare troppo”. Ma non finisce qui. Nel nuovo processo del 2025, una giuria litiga, si minaccia, si blocca. Uno dei capi d’accusa viene dichiarato nullo. Un altro finisce con un’assoluzione. Solo una condanna regge.

Siamo alla fine. Ma non tutto torna. Alcune delle accuse più gravi contro Sean Combs… sono sparite. Favoreggiamento nel tr4ffic0 se**uale: rimosso. Tentato rapimento: eliminato. Incendio doloso: cancellato. Perché? Chi è stato “protetto”? Che impatto ha avuto questa decisione sull’intero impianto accusatorio? E cosa resta davvero di questo processo ora che quei capi d’imputazione non ci sono più? È una scelta strategica? Una falla nell’accusa? O qualcos’altro? In questo video analizziamo punto per punto le accuse scomparse, cosa significano davvero, e come potrebbero cambiare l’esito di uno dei processi più discussi degli ultimi anni. Fino all’ultima ombra. Fino all’ultimo dubbio.

C’è un momento nella vita in cui ti rendi conto che il genere umano farebbe di tutto per apparire in un reality show. E poi ti rendi conto che i reality show… farebbero di tutto per esistere. Anche raccontare la storia di tre uomini attratti da altri uomini… che però non sono gay. No. Sono solo attratti. Ma non gay. Ma sposati. Ma attratti. Ma etero. Ma con la fotocamera puntata addosso 24 ore su 24. Questa è la realtà alternativa di ‘My Husband’s Not Gay’. Dove il paradosso non è un effetto collaterale, è il format. Dove la verità fa capolino, ma viene gentilmente accompagnata fuori in favore di una narrazione più… televisiva. Mettetevi comodi. Perché oggi non parliamo solo di un reality show, parliamo di My Husband is not gay.

Prima di diventare la donna più famosa del pianeta, prima di scandalizzare il Vaticano, dominare le classifiche e riscrivere le regole dello show business… c’era solo una bambina. Una bambina cresciuta in una casa piena di crocifissi, in un’America ancora scossa dalla guerra e attraversata dalla paura. Una bambina che avrebbe perso la madre troppo presto, che avrebbe imparato a farsi strada a gomitate in una famiglia rigidissima, e che, fin da subito, aveva capito una cosa: nessuno le avrebbe regalato nulla. Questa non è la storia di una predestinata. Questa è la storia di una ragazza che ha deciso di diventarlo. Inizia così il primo capitolo della vita di Madonna. E no, non parliamo ancora di dischi d’oro, di tour mondiali o di icone pop. Parliamo di fame. Di una fame primordiale, scomoda, quasi disturbante. La fame di chi è pronta a tutto pur di lasciare il segno.

Vi ricordate James Van Der Beek? Il Dawson di Dawson’s Creek, quello con lo sguardo da cucciolo ferito e i dialoghi da laureando in filosofia? Ecco. Oggi non parliamo solo di lui. Parliamo dell’uomo che è arrivato al successo troppo in fretta, che ha fatto a botte con la fama, ha perso tutto, ha ricominciato da capo. Sei figli, un cancro, un addio a Hollywood, e una nuova vita in Texas. Questa è la storia vera di James Van Der Beek.

“Sei amici. Un divano. Un culto generazionale.” Friends ha lanciato sei carriere. Sei volti. Sei voci che ancora oggi ci fanno ridere e piangere. Ma tra tutti gli attori, uno ha brillato di più. Uno solo è diventato un’icona globale, una star che è riuscita a sopravvivere alla fama, a reinventarsi e ad avere successo anche fuori da Central Perk. Perché proprio Jennifer Aniston? In questo video cercheremo di rispondere a una domanda che sembra semplice, ma non lo è: Come ha fatto Jennifer Aniston a diventare LA vera star di Friends? È stato il taglio di capelli? I ruoli da commedia romantica? Il matrimonio con Brad Pitt? O forse… qualcosa di più profondo. Lo vediamo subito, dall’inizio. Perché, spoiler: Rachel è solo l’inizio della storia.

Nel cuore del deserto del New Mexico, in una città fantasma abbandonata, 40 bambini furono lasciati da soli. Senza genitori. Senza adulti. Senza regole. Per 40 giorni, vissero, lavorarono, litigarono e tutto venne filmato. Era il 2007. Andava in onda in prima serata su CBS. E si chiamava: Kid Nation Quello che doveva essere un esperimento educativo… si trasformò in uno dei reality più controversi e disturbanti della storia della televisione. Bambini che pulivano latrine. Bambini che uccidevano galline. Bambini che bevevano candeggina. E nessun adulto che interveniva. Questa non è una leggenda metropolitana. È successo davvero. E oggi ve lo racconto. Benvenuti a Kid Nation: il reality show più sbagliato di sempre.

C’era un tempo in cui bastava una bionda armata di paletto per salvare il mondo. Un tempo in cui le serie TV avevano sigle lunghissime, gli horror si giravano nei corridoi del liceo e ogni cartella della scuola aveva sopra la sua faccia. Lei era ovunque: sulla copertina di CIOÈ, nei film slasher con titoli lunghissimi, nelle stanze dei teenager e nei sogni dei casting director di Hollywood. Era l’icona, la scream queen, la ragazza cool che non aveva bisogno di essere salvata. Sarah Michelle Gellar. Poi, un giorno, puff. Sparita. Come se il demone finale l’avesse sconfitta fuori scena. Ma cosa è successo davvero? Dov’è finita l’ammazzavampiri che ci ha insegnato che il liceo è letteralmente l’inferno?