Il “Battaglione Mario”: una formazione partigiana attiva nelle Marche durante la Resistenza e diventata una forza “internazionale”, costituita da ex prigionieri alleati, slavi ed ebrei.
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Il “Battaglione Mario”: una formazione partigiana attiva nelle Marche durante la Resistenza e diventata una forza “internazionale”, costituita da ex prigionieri alleati, slavi ed ebrei. Ma non solo: nelle sue file entrano anche africani, eritrei ed etiopi, protagonisti di un’odissea cominciata ancora prima della guerra. Una storia che la professoressa Isabella Insolvibile e Paolo Mieli ricostruiscono a “Passato e Presente”, il programma di Rai Cultura, che ospita anche lo storico Matteo Petracci, esperto della storia del “Battaglione Mario”. Tutto ha inizio il 9 maggio 1936, quando Mussolini annuncia la nascita dell’Impero. Negli ambienti fascisti, inebriati dalla vittoria, si fa strada l’idea di realizzare una Mostra Triennale delle Terre d’Oltremare a Napoli, per esibire la supremazia italiana nei territori del Corno d’Africa. Aree e padiglioni espositivi saranno dedicati all’Albania, al Dodecaneso, alla Libia e all’Africa Orientale. Vengono ingaggiati anche settanta sudditi coloniali, tra eritrei ed etiopi, da esporre in un villaggio indigeno, ricostruito per l’occasione. La Mostra si apre il 9 maggio 1940, in occasione del quarto annuale dell’Impero, ma, poche settimane dopo, l’Italia entra in guerra. Gli inglesi interdicono il passaggio attraverso il canale di Suez e la piccola comunità africana resta bloccata in Italia. Divenuta un peso per i responsabili della Triennale, la comunità viene trasferita a Villa la Quiete, un ex campo di prigionia fascista, nella provincia di Macerata. Il 28 ottobre 1943, il “Battaglione Mario” – comandato da Mario Depangher - assalta la Villa per recuperare armi e aprire le porte del campo. Una decina di ex sudditi coloniali decide in quell’occasione di unirsi alla formazione partigiana per andare a combattere, insieme, i nazifascisti.